Politica
09/09/2021
di Umberto Mastromartino
Il condizionamento delle organizzazioni criminali e l’impoverimento della Città
La lettura approfondita della relazione prefettizia e della nota di accompagnamento del ministro Lamorgese riguardo al Comune di Foggia, èun esercizio raccomandabile per tutti i nostri concittadini; per chi, come me, vedeva le degenerazioni e i rischi ma non poteva conoscere le proporzioni e la vastità dell’infezione; per chi si è distratto o si è fatto fuorviare dalla propaganda; per chi ha ballato coi lupi.
Ma va letta soprattutto da chi ha subito; da chi ha visto peggiorare la qualità della vita pubblica insieme a quella delle famiglie, dei lavoratori, degli imprenditori, dei commercianti. Va letta dalle categorie che sono state impoverite da abusi e favoritismi, dai cittadini cui è stato negato un servizio, dalla cittadinanza attiva a cui si è negata informazione e partecipazione.Tutto ciò contribuendo a relegare la Provincia di Foggia agli ultimissimi posti della graduatoria dei livelli occupazionali.
Sono lieto di vedere puntualmente accolte nella relazione dei funzionari dello Stato le denunce che ho fatto, fin dal 14 giugno del 2019 (in una “lettera ai cittadini” ripresa dagli organi di informazione), in materia di voto di scambio e di presenze inquietanti ai seggi; o quelle a proposito delle mani dei clan sui meccanismi di assegnazione degli alloggi popolari e altro ancora.
Il fatto che queste denunce non siano cadute nel vuoto rafforza la fiducia nello Stato e riafferma la necessità e il dovere di opporsi, anche quando si avverte il rischio dell’isolamento e quando alcune logiche e alcuni meccanismi sembrano ineluttabili. Lo sforzo compiuto dallo Stato, però, da solo non basta. Occorre ora una consapevole presa di coscienzada parte della collettività e che si dia inizio ad una fase di laboriosa ricostruzione.
Tutto ciò che è accaduto a Foggia negli ultimi anni non è riconducibilesemplicemente alle malefatte –gravissime- attribuite ad una certa classe politica: è un modo di pensare la cosa pubblica, nel quale la predazione è l’esclusiva e immediata finalità. È difficile non vedere come questo tipo di subcultura della sopraffazione, dell’egoismo che finisce per essere autolesionista, abbia profondamente infettato la nostra comunità: il vandalismo quotidiano, le ripetute aggressioni, le rapine, i piccoli furti sono l’acqua torbida in cui sguazza la cultura mafiosa, che potrà essere prosciugata solo dauna forte spinta partecipativa,da una nuova stagione di socialità, da un moto di orgoglio.Il fatto che non si voti non significa che non ci sia bisogno della politica. Al contrario, di una politica vera, trasparente, libera, la città ne ha bisogno come non mai.
Pippo Cavaliere