Politica
04/02/2022
di Umberto Mastromartino
La Commissione prefettizia che guida il Comune di Foggia ha recentemente fatto sapere alla città di aver provveduto a prorogare il contratto per la manutenzione del verde pubblico con la società "Foggia più Verde", ritenendo valide le spiegazioni dell’azienda. In buona sostanza a "Foggia più Verde", essendo un’impresa agricola, non è richiesta l’iscrizione nella "white list" della Prefettura.
Una precisazione che si sarebbe resa necessaria in ragione della presenza della società nella copiosa documentazione inerente lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Foggia.
Fragassi, il titolare della cooperativa agricola, avrebbe infatti spiegato diffusamente che l’elenco delle 70 persone da assumere, dipendenti delle imprese precedenti alle quali era affidato il servizo, è stato oggetto di estenuanti trattative con i sindacati che avrebbero portato alla selezione di una platea di soli 40 assunti.
Francamente faccio fatica a ricordare queste estenuanti trattative con le organizzazioni sindacali. Probabilmente si confonde la rappresentanza consiliare con quella sindacale.
Quella “lista” con i nomi dei dipendenti del verde correva tra i corridoi del Comune e la sede delle Commissioni Consiliari dove accanto alla trattiva sindacale scalpitava quella di carattere politico. Naturalmente sul punto mi aspetto di ricevere l’ennesima querela, pronto a dimostrare in ogni sede la veridicità di quanto sto affermando. Tanto più perché lo stesso identico iter avvenne nel caso del servizio di bidellaggio negli asili tra il 2015 e 2017, dove però – stranamente – il numero personale lievitò anziché diminuire, attraverso la decurtazione dello stipendio – e delle ore di servizio - del personale preesistente. In pratica dove lavoravano una cinquantina di unità i soggetti impiegati divennero magicamente una settantina o giù di lì.
Le vicende relative a quelle “gare” – manutenzione del verde pubblico e del bidellaggio” – ebbero dunque una marcata impronta politica. Per tempo evidenziai i profili di illegittimità che tra l’altro portarono a mancato rispetto della "clausola sociale", lasciando a casa trenta lavoratori nel caso del verde pubblico, e producendo stipendi da fame per i soggetti impiegati nel servizio di "bidellaggio". Un capolavoro – uno dei tanti – dell'Amministrazione Landella e della sua famelica maggioranza.
La nota della Commissione, però, evidenzia purtroppo il permanere di una certa propensione a "giocare a nascondino". Ci si trincera così dietro un “formalismo di facciata”, una pratica che pensavo – o meglio mi illudevo – fosse stata consegnata definitivamente al passato con i titoli coda arrivati finalmente sull'Amministrazione comunale di Franco Landella.
Invece, purtroppo, deve esserci ancora qualche residuo di questa pessima abitudine, che si manifesta peraltro in ambiti importantissimi e delicatissimi, primo tra tutti quello della legalità e della trasparenza.
Non intendo entrare nel merito delle interdittive antimafia firmate dal Prefetto, ma credo sia doveroso prima o poi chiarire alcune dinamiche e tempistiche che hanno privato alcuni soggetti di quelle “particolari cautele” assicurate invece ad altri.
Le clausole sociali, infatti, o scagionano tutti o non scagionano alcuno.
Proprio per questo non posso non rivolgermi direttamente alla Commissione Straordinaria, ed in particolare al Prefetto Marilisa Magno.
Finora, a leggere gli atti ed i provvedimenti adottati, ci si è limitati a togliere un po' di polvere dai mobili. Nulla di serio rispetto a quanto sarebbe necessario per "bonificare" efficacemente la macchina amministrativa. Perché questo dovrebbe essere il compito assegnato alla Commissione Straordinaria dal Ministero dell'Interno.
Ritornando al caso della società "Foggia più Verde", che è bene chiarire non essere mai stata raggiunta da un'interdittiva antimafia, come si diceva sono stati concessi sei mesi di proroga nel rapporto con il Comune. Una proroga che costa, numeri alla mano, oltre 800 mila euro.
Come ho già detto, sul punto le spiegazioni della Commissioni a me paiono disarmanti nella loro superficialità. Il dubbio circa la legittimità che una società operante nel comparto agricolo - con personale inquadrato nel comparto agricolo - possa legittimamente impiegare quel personale per un contratto nel comparto dei servizi di un ente locale non ha nemmeno sfiorato la loro mente?
Se è vero che si tratta di un'azienda agricola, pertanto non tenuta all'iscrizione nella cosiddetta "White list" della Prefettura, è altrettanto vero che, com'è appena evidente, il territorio della città non è un campo agricolo. Pertanto l'attività svolta dalla società rientra nell'ambito di un contratto pubblico di servizio, al quale il Comune (dunque i cittadini foggiani) corrisponde il pagamento di un costo orario ricadente all'interno del comparto "servizi" e non del "comportato agricolo".
Una differenza sostanziale, non un piccolo ed irrilevante dettaglio. Per dirla in maniera semplice: il Comune non paga un corrispettivo orario per operai agricoli, ma per operai del comparto servizi. Il fatto poi che la società “Foggia più Verde” utilizzi i trattori per la manutenzione del verde pubblico non fa di Foggia un campo agricolo, e soprattutto degli operai del comparto servizi degli operai agricoli.
Una differenza che come dicevo è sostanziale perché il "costo contributivo" sostenuto dalla società per gli operai agricoli per curare con i trattori le nostre aiuole ed il nostro verde pubblico è radicalmente diverso.
Non c'è possibilità di confusione o interpretazione. La materia non è per nulla controversa: se si opera sulle aiuole cittadine e non nei campi agricoli si impiegano operai afferenti al comparto, versando i contributi – dovuti - nel comparto "servizi" e non usufruendo di quelle “specifiche tutele” del comparto agricolo.
Il diverso costo contributivo, ovvero la differenza tra ciò che paga il Comune e quello che sostiene l'azienda agricola – se fosse vero che gli operai sono inquadrati nel comparto agricolo – corrisponderebbe ad una palese violazione contrattuale, che dovrebbe porre serissimi dubbi anche sull’aggiudicazione originaria. Ovvero attraverso quale offerta tecnica ed economica Foggia più verde si è vista aggiudicare quell’appalto?
Impegnando personale agricolo? E quale costo economico e contributivo è stato indicato nell’offerta?
Sono tutti interrogativi rispetto ai quali la Commissione dovrebbe almeno cercare di vederci chiaro?
Se ciò che sostengo risultasse vero, sarebbe ampiamente sufficiente per disporre una revoca contrattuale senza neppure entrare nel merito del servizio svolto.
Inoltre – circostanza che rende la questione ancora più paradossale – ricordo all’ex Prefetto Magno come la stessa società sia impegnata anche nella realizzazione del Parco Urbano "Campi Diomedei", progetto nel quale sono stati impegnati oltre 8 milioni di euro per veder realizzati percorsi pedonali con materiale assolutamente scadente, basti vedere i mattoncini di colore diverso tralasciando la qualità della posa in opera che è sotto gli occhi di tutti. Interventi in cui l'impiego di calcinacci è evidente, dove non c'è traccia delle opere di recupero delle acque piovane (mentre sono ben visibili i pozzi) e l'illuminazione solare è sostituita da una rete elettrica assolutamente evidente.
Per avere contezza di quanto il realizzato diverga dal progetto originario che si aggiudicò il “concorso di idee”, basterebbe leggere la proposta progettuale o guardare il video presentato “in pompa magna”. In questi atti è evidenziato limpidamente come l'aggiudicazione trovava forza nelle innovazioni progettuali e di materiali ad impatto zero, oggi invece sostituite da mattoncini (che si fa difficoltà a definire tali) e da una vera e propria opera di cementificazione.
Anche per questo affidamento valgono le stesse considerazioni già esposte. Alle quali si aggiunge un'altra circostanza assolutamente rilevante: quello che dovrebbero essere operai agricoli starebbero lavorando su un sito in cui ricade anche un'area preziosissima dal punto di vista archeologico. Gli operai agricoli, dunque, si sarebbero sostituiti agli archeologi negli scavi. Situazione questa ampiamente documentata dal soggetto aggiudicatario circa la sorveglianza archeologica. Una situazione esilarante e gravissima allo stesso tempo.
Invito quindi la Commissione Straordinaria a fare un po’ attenzione nella sua attività gestionale. Ricordando a tutti i tre Commissari l'obbligo di operare all'interno del perimetro del mandato che le è stato affidato dal Ministero dell'Interno, che sarebbe quello di “bonificare” un Ente - che ad avviso del Viminale – è infiltrato dalle organizzazioni mafiose. Ad oggi si fa – ancora _ difficoltà a scorgere questa attività di bonifica in tutti quei settori delicati, che oggi operano in assoluta continuità, basti guardare alcune delicate attività “annonarie”, quelle dei “servizi sociali” e dell’emergenza abitativa. Ambiti sui quali bisogna iniziare ad operare anche in ragione di una recente ripresa dell’abusivismo commerciale ed edilizio.
Cordialità
Giuseppe Mainiero