Politica
28/04/2023
di Umberto Mastromartino
Le rivelazioni del quotidiano l’Attacco circa la conclusione delle indagini legate all’assegnazione di alloggi popolari e ad assunzioni da effettuare al Comune di Foggia – al di là dei profili di rilevanza penale rispetto alle persone coinvolte, che saranno eventualmente accertati in sede giudiziaria – restituiscono sul piano politico uno spaccato profondamente opaco delle modalità con cui l’Amministrazione Landella ed il centrodestra che la sosteneva hanno esercitato le loro funzioni in questi anni.
Si tratta di un “modus operandi” che nella mia veste di consigliere comunale di opposizione ho denunciato ripetutamente, augurandomi che qualcuno trovasse il coraggio per porre fine a quella nefasta esperienza di governo. Com’è noto, purtroppo, le mie denunce sono cadute nel vuoto in termini di condivisione politica. Delle due, l’una: o coloro i quali amministravano con l’ex sindaco Landella ritenevano i miei avvertimenti infondati, e dunque non sono stati in grado di accorgersi di ciò che accadeva quotidianamente; oppure hanno consapevolmente deciso di voltare la testa dall’altra parte. Nel primo caso è del tutto evidente che parliamo di una classe dirigente sprovvista di qualunque tipo di credibilità per riproporsi alla guida della Città, poiché sarebbe letteralmente folle affidarsi nuovamente a chi non è stato capace di comprendere ciò che succedeva intorno a sé; nel secondo caso, invece, saremmo in presenza di una “complicità politica”, perché – giova ricordarlo – se le responsabilità penali sono sempre personali, quelle politiche sono sempre collettive.
Oggi, con un misto di tristezza e rabbia, leggiamo che una materia delicatissima come l’emergenza abitativa sarebbe stata gestita attraverso logiche quasi “padronali”, calpestando e violando – secondo gli inquirenti – norme e regole, in un intreccio malsano tra politica, livelli amministrativi e cittadini. Comportamenti di cui è fondamentale che i Foggiani abbiano memoria quando saranno chiamati a scegliere il nuovo sindaco ed i nuovi componenti del Consiglio comunale.
Foggia non può permettersi il lusso di ritrovarsi al governo della Città, con operazioni di “maquillage” o di mimetizzazione politica realizzate attraverso “parenti e affini”, gli stessi personaggi che hanno ordito queste trame o che, come dicevo, ne sono stati spettatori senza muovere un dito per evitare che avessero luogo.
Non sono nella condizione di stabilire se le condotte e le circostanze raccontate nell’articolo e contenute negli atti di indagine della magistratura saranno dimostrate aldilà di ogni ragionevole dubbio ed approderanno ad una verità giudiziaria. Non intendo esprimere “condanne” prima della celebrazione di un processo.
Tuttavia questo non mi esime da una valutazione politica, e sarebbe increscioso e scandaloso se fosse confermato dalla Magistratura che attorno all’assegnazione di alloggi popolari – oltre ad una mercificazione del consenso elettorale fotografata limpidamente nelle immagini delle elezioni primarie del centrodestra che incoronarono Landella candidato sindaco di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega – vi fossero state anche richieste di denaro, “doni” a funzionari pubblici e la produzione di atti amministrativi falsi.
Sarebbe increscioso e scandaloso se fosse confermato dalla Magistratura che il suocero dell’allora commissario provinciale di Fratelli d’Italia Giandonato La Salandra – oggi “premiato” da Giorgia Meloni con un seggio alla Camera dei Deputati – fosse stato oggetto delle richieste dell’ex assessore Bove, ovvero il pagamento di una tangente per l’assunzione di sua figlia al Comune o in una delle sue società partecipate, mentre lo stesso Lasalandra presiedeva una delle società partecipate, ovvero Ataf.
Lo ribadisco: non sta a me stabilire se queste vicende siano realmente accadute. Non sta a me stabilire oggi se gli inquirenti riusciranno a dimostrarlo in sede giudiziaria, ovvero aldilà di ogni ragionevole dubbio. Però è esattamente quello che chi ha svolto lunghe e faticose indagini scrive nero su bianco, e questo non ci consente di girare la testa dall’altra parte sul piano delle diffuse responsabilità sul piano squisitamente politico.
E allora io penso fermamente che se per un verso la giustizia debba fare il proprio corso, in modo sereno e senza condizionamenti, per l’altro non sia necessario attendere sentenze di condanna penale per poter esprimere un giudizio politico su questa concezione del governo della cosa pubblica. Un giudizio chiaramente inflessibile vista la gravità di quello che abbiamo letto e che potrebbe essere avvenuto, che segue gli scandali per mazzette, gli arresti e lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose di cui il centrodestra – quindi Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega – sono stati tragicamente protagonisti.
Una nefasta stagione politica che vide protagonisti questi soggetti, le loro opacità, con la loro cultura di intendere il governo della “cosa pubblica” piegata agli interessi particolari.
Dare a Foggia un futuro diverso e migliore significa, sul piano politico, azzerare questo patrimonio terrificante, fare tabula rasa di un personale imbarazzante, eliminare la possibilità che i partiti che hanno espresso questi amministratori possano godere ancora della fiducia dei cittadini. Significa dare alla Città un governo comunale in possesso degli opportuni “anticorpi” contro corruzione e clientelismo, in grado di esercitare anche sulla macchina burocratico-amministrativa un controllo capillare e rigoroso.
Sono questi i primi obiettivi che i Foggiani hanno il dovere di cogliere con il loro voto, poiché soltanto partendo dalla cancellazione radicale di questo passato sarà possibile ripartire.
Occorre escludere questa classe dirigente da qualunque nuovo ingresso a Palazzo di Città e lasciarsi definitivamente alle spalle questi scenari raccapriccianti. Sono convinto che farlo sia un dovere civico prima ancora che politico. Solo così Foggia potrà essere liberata da questa “cappa”, restituendo una vera e concreta speranza alla nostra comunità.