Sport Calcio Foggia 1920
11/03/2016
di Umberto della Martora
A Robertino De Zerbi ed alla sua “truppa” è bastato un solo set per sconfiggere la “violenza”. Il sei a uno rifilato al malcapitato Siena, nella semifinale di Coppa Italia, ha allontanato tutte le nubi che alcuni avevano addensato sulla panchina rossonera e sulle concrete capacità della squadra di giocare per la promozione.
I media, ad inizio settimana, hanno dato grande risalto alla contestazione con la quale, il pullman del Foggia, era stato accolto al rientro in città. Dopo la sonora sconfitta di Andria.
Senza dubbio da condannare il gesto sconsiderato di pochi scapestrati. Non per questo, però, si deve fare di tutta l’erba un fascio. La passione messa in campo dalla tifoseria dauna e l’entusiasmo che quella sa trasmettere alla squadra, vanno ben oltre il comportamento violento di pochi scalmanati. Della manifestazione oltraggiosa di un gruppuscolo di esagitati.
Giocare con quella maglia comporta delle responsabilità notevoli. Lo sanno i calciatori e lo sa Robertino De Zerbi (che io portai a Foggia da calciatore). Lo sanno tutti quelli che accettano la chiamata di quella piazza. Conoscono i pro, come conoscono i contro. Tutti. Sanno anche che la scarica di adrenalina che riesce a trasmettere lo Zaccheria, quando esci dal tunnel degli spogliatoi, è ineguagliabile. Sanno quanto sia determinante la carica nervosa che trasmette l’incitamento, incessante e caloroso, di quella curva.
Questo quando i risultati ti sono a favore.
Esiste, però, anche il rovescio della medaglia. La contestazione. A Foggia aspra e rumorosa. Magari più che da altre parti. Ne so qualcosa personalmente. Lo sa anche Zeman che l’ha subita. Eppure il boemo, nella Daunia, insegnò il calcio più bello e spumeggiante che si sia mai visto da quelle parti.
Nella realtà, esiste sempre una minoranza più esagitata. Il branco dei più scalmanati. A tutte le latitudini. Non solo a Foggia. E’ il fenomeno, sconveniente, del calcio attuale.
FONTE: tlp