Cultura
30/08/2016
di Umberto Mastromartino
ANCORA CON QUESTO “BAFFO?”
Pensiamo a riqualificare la stazione con i suoi traffici ferroviari che, insieme al nuovo
terminal potrebbe rilanciare l’economia di tutta la zona
(A cura di Salvatore AIEZZA)
Bene ha detto, qualche giorno fa, Carlo Simone, presidente provinciale della Confesercenti, affermando a chiare lettere che: “La seconda stazione ferroviaria di Foggia non serve a nessuno”. Non si può non essere d’accordo con questo assunto: sia da un punto di vista prettamente storico /geografico, che economico, e vi spiego perché.
La stazione di Foggia, per disposizione geografica, ed importanza è stata storicamente crocevia e punto di intersezione viaria e ferroviaria, sia verso il centro nord che verso il Tirreno, oltre che per la Basilicata e i centri minori. Se già i tratturi avevano Foggia come sede naturale del loro incontro e diramazione, del resto una ragione deve pur esserci: e non è certamente una ragione studiata a tavolino dall’uomo, come lo è, invece, quella che oggi si cerca di affermare per dequalificare completamente lo scalo foggiano, ma bensi’ un dato di fatto semplicemente geografico e morfologico. La posizione centrale della nostra città ha favorito la nascita e lo sviluppo di un nodo ferroviario, tra i più importanti del Paese. Neanche è un caso che la cartografia ufficiale di Rete Italia, ancora nel dicembre 2015 indicasse Foggia come punto di incontro di “Linee ferroviarie fondamentali” mentre il capoluogo di Regione come punto di transito di linee “complementari!”. Del resto gli oltre 150 anni di storia della nostra stazione stanno li a dimostrare che Foggia ha sempre avuto un ruolo di primo piano, anche nei progetti e negli investimenti che venivano fatti agli albori della nascita delle prime tratte ferroviarie. Negli ultimi decenni, purtroppo, abbiamo dovuto assistere ad una progressiva penalizzazione del l’importanza della nostra stazione e “spoliazione” di uffici anche di livello dirigenziale; dell’importante e strategico “controllo del traffico” lungo la direttrice adriatica ( trasferito a Bari) ,oltre che a servizi e attività come il Ferrhotel, il servizio sanitario, officine meccaniche, la scuola di formazione ecc. A tutto questo si aggiunga il drastico tagli di convogli in partenza o transito da Foggia: da e per Roma - Milano ecc, operato nel corso di questi decenni.
Con i progetti “Alta Capacità “ delle FF.SS. si è iniziato anche a parlare, seppure dapprima solo in termini di treni merci, per non creare campanelli di allarme e tra alterne smentite e ammissioni, di possibili spostamenti della stazione verso Cervaro o Incoronata e, comunque, di Bypassare la stazione centrale, vecchio pallino del capoluogo di regione, utilizzando argomentazioni a volte davvero risibili come piu’ volte dimostrato da autorevoli interventi in materia. Fatto certo è che per favorire la domanda del capoluogo e creare una linea diretta Bari - Roma si stanno letteralmente cancellando secoli di storia e “inventando” percorsi alternativi, costosissimi i e, me lo si lasci dire, addirittura stravolgendo la geografia del territorio.
La questione temporale è solo l’ultima presa in giro per i foggiani. Oggi non esistono più le vecchie elettromotrici e i convogli che necessitavano di un tempo di permanenza piu’ lungo, a Foggia, per il trasferimento dalla “testa” alla “coda” del treno della motrice, per rendere possibile l’inversione di marcia. Le moderne frecce possono arrivare e proseguire in qualsiasi senso di marcia essendo dotate, com’è noto, di automotrici sia in testa che in coda. Non si perdono più di 5/7 minuti per la fermata di Foggia. Cioè il tempo normale o poco più, di una fermata qualsiasi. E per questi pochi minuti dobbiamo spendere fior di milioni (di euro!) per la realizzazione di nuove stazioni ferroviarie che comporterebbero disagi a non finire? Dopo i milioni spesi per realizzare il terminal? che (forse…!) presto verrà inaugurato e “dovrebbe!” costituite un complemento e connessione con la stazione ferroviaria, che, altrimenti rimarrà un’altra cattedrale nel deserto.
Ma anche a voler prescindere dal punto di vista storico e dar fiato a quanti parlano di “sviluppo economico della città” , non può negarsi come proprio dall’intermodalità del trasporto urbano/ferroviario e dal potenziamento , anziché dequalificazione, della stazione ferroviaria; dalla apertura di nuove attività commerciali e pubblici esercizi nei locali del terminal e in quei, tanti, rimasti vuoti della stazione, oltre che dalla opportuna e non più rinviabile riqualificazione dei locali sotto i portici, potrebbe iniziare l’opera di recupero di tutta la zona e con positive ricadute sul’economia della città. Creare una nuova zona commerciale in pieno centro, sfruttando le potenzialità della stazione/terminal, nel modo auspicato, oltre ad essere un progetto più fattibile e molto meno costoso di quello per la realizzazione di nuove stazioni ferroviarie, creerebbe nuovo “movimento” di persone e conseguenti benefici anche da un punto di vista di vivibilità.
Diversamente, la realizzazione di una seconda stazione fuori città e il conseguente spostamento di un gran numero di viaggiatori comporterebbe il definitivo abbandono dell’attuale zona ferroviaria e la chiusura anche di quelle poche attività che ancora persistono intorno ad essa grazie proprio ai tanti che ancora utilizzano i servizi della stazione ferroviaria.