In giro per la Cittą
31/05/2015
di Umberto Mastromartino
Una passeggiata di buon mattino e riscopri la Foggia di una volta.
(A cura di Salvatore Aiezza)
Sarà, forse, per la frizzante e dolce aria del primo mattino, quando ancora le lancette non “segnano” le 7.00, oppure la “ritrovata”, sana abitudine, di raggiungere il posto di lavoro senza usare auto o mezzi pubblici, attraversando una città ancora assopita, silenziosa, dove gli unici profumi che si sentono sono quelli provenienti dai panifici che hanno appena sfornato il pane, e dai caffe’ che i Bar servono ai primi clienti. Sarà tutto questo, che mi ha fatto riscoprire e tornare alla memoria luoghi: strade, scuole, piazze, che rendevano la nostra città, in un passato neanche tanto lontano, più vivibile più bella, più pulsante. Luoghi nei quali abbiamo trascorso gli anni dell’adolescenza e della gioventù. Ripercorrendo quelle strade, oggi, ma con il pensiero e la mente rivolte al passato, provo a descrivere le sensazioni e i ricordi che, con un po’ di nostalgia, avvolgono la mente.
Partiamo dalla prima Piazza che incontro lungo la strada: Piazza San Francesco: in ordine di tempo, l’ultima che ho “vissuto” in virtù del mio attuale domicilio. La piazza, dedicata al Santo di Assisi, oggi ritrovo di emarginati, sporca, abbandonata a se stessa, sempre più sovente adibita a “dormitorio” all’aperto per senza dimora e ubriachi, sino a non più di 10 anni fa era il luogo dove, non appena le prime giornate primaverili lo permettevano e il sole allungava la sua luce sino a tarda sera, si davano riunione mamme, ragazzi e bambini. Seduti lungo il muretto che costeggia l’intera piazza, o sulle marmoree panchine, tra chiacchiere, passeggiate, una partitella a pallone, quella non manca mai, biciclette e tricicli, “conti” della “moscacieca” (il nascondino!) e gelati e patatine acquistate al bar e alla vicina polleria, trascorrevano tranquille serate. Di tanto in tanto non mancava qualche caduta, dei più piccoli, sulle pietre che rivestono la piazza, con sbucciature di ginocchia e “solidarietà” tra mamme che si prestavano subito a fornire l’occorrente per una veloce disinfettazione: Acqua, fazzolettini ecc.
Procedo oltre la piazza, voltandomi a guardarla ancora per qualche istante, ma non scorgendo nient’altro che due persone che dormono, per terra, in uno dei giardini; cartoni di vino e bottiglie sparse dovunque.
Arrivo in Via Torelli, quasi in corrispondenza con Piazza Cavour. Sulla sinistra le grandi vetrate dell’ex Cinema Capitol. In un attimo rivedo i grandi poster che annunciavano la programmazione dei films: l’adetto a staccare i biglietti e “dirigere” gli spettatori in galleria o platea, l’indaffarato barista che nel suo piccolo angolo cercava di accontentare tutti. Quanta gente affollava l’antistante marciapiede: non solo quando si proiettavano films di successo ma spesso anche il sabato o i giorni festivi, perchè la visione di un bel film, costituiva uno dei momenti di maggior convivialità tra amici ( piccoli e grandi) e non era ancora “esplosa” la “corsa” alle pizzerie. Anche il Capitol è presto alle mie spalle. Oramai spento, come del resto i tanti , grandi, cinema della zona. Attraverso Piazza Cavour, con la sua fontana e il monumentale prospetto progettato da Luigi Oberty. La “nostra” Villa comunale, è un turbinio di ricordi e immagini degli anni della nostra fanciullezza, che si susseguono nella mente. Mi rivedo, bambino, tra dieci, cento, altri bambini: la domenica, i giorni di festa e nelle calde serate estive; con i genitori o i nonni, tra i viali, puliti e alberati, le aiuole fiorite, i monumenti ancora “esenti” da atti di vandalismo e inciviltà. Tra un giro sull’automobilina a pedali o di un cavallino, anche questo a pedali, un gelato acquistato al chioschetto e una bibita fresca, consumati all’ombra di una delle tante panchine oppure nel parco giochi appena aperto si passava il tempo in letizia e spensieratezza. Qualche bambino più piccolo piangeva perché voleva il “pallone” colorato e dalle forme più strane che venivano venduti all’interno della Villa. Poi arrivò anche il trenino e bisognava fare la fila per aspettare il proprio turno e fare il giro del parco. Intanto, mentre con i ricordi “ritorno al passato”, sono arrivato a Piazza Italia. L’attraverso per accorciare un po’ il percorso. L’amarezza e la nostalgia per questo luogo è davvero tanta. Oramai da anni trasformata e “rifatta”, ha perso completamente la propria identità. Luogo preferito, per anni, dalla gioventù foggiana che ivi si dava appuntamento . Tutte le sere: inverno o estate, caldo o freddo che fosse, a migliaia frequentavano “i giardinetti” di Piazza Italia. Ogni metro quadro della piazza era occupato: all’esterno, sui marciapiedi, dai giovani: la strada adiacente, che la divide dal Liceo Lanza, piena di auto in sosta. L’interno, verso le panchine e il monumento, era frequentato più dagli adulti: mamme con i figli che scorrazzavano in bici o facevano interminabili scartatelle negli ampi spazi, proprio davanti l’ingesso della Caserma Miale. La maggior parte dei “grandi” erano mogli e figli di agenti e poliziotti che lavoravano proprio presso la gloriosa Caserma,affacciata sulla piazza, ex scuola di Polizia. In piena e fiorente attività, la caserma ospitava al suo interno lo spaccio, il bar, barberia, sartoria ecc, al servizio di quanti lì svolgevano la propria opera. Molto spesso si aspettava che il papà finisse l’ orario di servizio per tornare tutti insieme a casa.
A pochi metri da Piazza Italia, il complesso scolastico che, una volta, oltre all’ancora attivo Lanza, ed all’Isatitutoo Einaudi, ospitava una delle scuole medie Statali tra le più importanti e frequentate della citta: la scuola media Carducci. Quanti ragazzi della mia generazione, tra la fine degli anni 60 e l’inizio del 70 hanno frequentato la “Carducci!”. Tantissimi. Al mattino i marciapeidi e la piazza antistante erano pieni di ragazzini delle scuole medie e di più grandicelli che andavano al Lanza. Tutti, in attesa del fatidico suono della campanella. E come non ricordare il chioschetto! Proprio all’angolo della scuola, dove si acquistavano caramelle ( le golia e le elah al latte) e con 100 lire ti riempivi la cartella. Ma anche gelati, patatine, crechers. Che tristezza, oggi, vedere che intorno a quella zona insistono solo chioschi che, in bella evidenza mostrano la scritta: “cicchetteria”. Il segno dei tempi.
Attraversare questa parte di Foggia a piedi e di buon mattino, non lascia il tempo di tuffarsi in un ricordo che subito ne subentrano altri. Così attraversata l’odierna Piazza Coppingen, e proseguendo per Via Volta, mi trovo in Via Rotundi, davanti ad un’altra “colonna” del sistema scolastico foggiano, che ha formato centinaia di giovani: L’Istituto Tecnico Industriale “ S.Altamura”. La sua istituzione risale nientemeno che al 1872. Grazie alle sue varie specializzazioni, tra le quali : meccanica, elettronica e aeronautica, tanti hanno trovato lavoro qualificato nelle varie industrie non solo italiane. Vedere oggi, l’imponente struttura di quell’istituto, recintata completamente da una cancellata, per impedire gli atti di vandalismo e inciviltà, oltre che di vera e propria delinquenza, ai quali purtroppo sovente assistiamo, contro le scuole della città, fa davvero male: anche qui la mente fa presto a rivedere il luogo frequentato da centinaia di ragazzi con le loro cartelline o i libri e quaderni avvolti nelle “cinte” colorate che allora andavano di moda.
Manca oramai poca strada per arrivare al lavoro. Mi resta da percorrere Via Di Vittorio. Passo davanti alla Biblioteca Provinciale, un’altra struttura importante per la nostra città, che rischia se non di chiudere, di essere ridimensionata. Ancor,: l’ex Liceo Scientifico Marconi, nato nel 1942, dove tanti di noi si sono diplomati. Anche li’, immagino di rivedere la moltitudine di giovanotti che attendevano davanti all’ingresso, di entrare a scuola. Poi, la struttura divenne piccola e fu costruito il nuovo Marconi.
Sono arrivato. La grande struttura “rossa” ( la Questura) mi aspetta anche oggi per prendere il mio posto di lavoro. La città oramai sveglia, inizia la sua frenetica vita giornaliera. Il presente si “riprende” la mia mente, ma i ricordi riaffioreranno: Domani magari, quando tornerò a percorrere queste strade; questi luoghi, queste Piazze della nostra grande Foggia.
Salvatore Aiezza