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Le nostre interviste

12/06/2015

La grande Guerra in Capitanata
Intervista a Luigi Iacomino

La Grande Guerra in Capitanata, intervista a Luigi Iacomino


Abbiamo intervistato Luigi Iacomino, ricercatore storico e modellista, nonchè scrittore, si occpua principalmemte di aviazione e ci parla della sua ultima mostra presso la Biblioteca Provinciale di Foggia.

Una mostra di diversi giorni, telecamere, giornalisti e visitatori, cosa avete esposto?

La mostra è durata 18 giorni, con un convegno di apertura, dedicato ai ragazzi delle scuole medie inferiori, e uno di chiusura, dedicato agli esperti del settore e che ha tracciato un sunto dell’attività svolta e dei risultati raggiunti.
Diversi passaggi sui Tg delle TV locali, e articoli sui quotidiani L’ATTACCO E LA GAZZETTA DI CAPITANATA.
Circa 5.000 visitatori, tra scolaresche, appassionati di storia militare e semplici visitatori, provenienti, oltre che da Foggia e provincia, anche dalla Basilicata e dal resto della Puglia.
Sono stati esposti 30 pannelli storico didattici, 110 fotografie, 4 manifesti d’epoca, le locandine originali di film dedicati alla Grande Guerra, 70 tavole a colori di uniformi, mezzi e armi, 70 modelli in scala tra aerei, soldati, mezzi terrestri, treni armati e la riproduzione in scala della stazione ferroviaria di Foggia nel 1915. Inoltre sono stati esposti cimeli d’epoca come elmetti, decorazioni, baionette, stemmi da giacca e fogli matricola, tra i quali quello di Padre Pio.
Per l’occasione è stato realizzato anche un video storico della durata di 80 minuti.
La mostra ha trattato del ruolo svolto dalla Capitanata nella Grande Guerra, analizzandone ogni contesto.
Partendo dalle cause che spinsero il giovane Regno d’Italia a scendere in guerra contro i suoi precedenti alleati (Austro-ungheria prima, e Germania Imperiale dopo), analizzando il ruolo svolto dall’allora Primo Ministro italiano Antonio SALANDRA (nativo di Troia), passando alla battaglia navale del Golfo di Manfredonia (24 maggio 1915), ai Treni Armati della Regia Marina a Foggia, alle installazioni militari e ai prigionieri libici sulle Isole Tremiti, all’idroscalo di San Nicola di Varano, al progetto dell’Aeroporto di San Severo, all’Aeroporto di Foggia Sud (Gino Lisa) e agli altri campi di volo della Capitanata; passando anche a Fiorello LA GUARDIA e i piloti americani addestrati a Foggia, ai profughi di Caporetto giunti in Capitanata, al bombardamento di Napoli da parte di un dirigibile tedesco e alla costituzione della Squadriglia Difesa Foggia, all’11° Reggimento Cavalleggeri di Foggia, alla Brigata di Fanteria Foggia e, infine ai caduti e i decorati della Capitanata.
Insomma, una mostra unica e completa che, per la prima volta in assoluto, ha analizzato e riportato alla luce tanti aspetti di una memoria ormai rimossa.
Nella mostra non sono state poche le fotografie e gli oggetti che hanno attirato l’attenzione del pubblico e degli esperti. Tra questi la riproduzione della Stazione Ferroviaria di Foggia, come appariva nel 1915, e il modello del bombardiere Caproni Ca.3 di base sull’aeroporto di Foggia Sud; anche la copia del foglio matricola di Francesco Giorgione (Padre Pio), e la sua foto in divisa mentre imbraccia un fucile.
Molto ammirate sono state le mappe inerenti la disposizione degli apprestamenti difensivi del litorale garganico provenienti dall’Archivio Storico della Marina Militare, e la mappa (fatta da me) dell’aeroporto di Foggia Sud.
Tra le foto più gettonate, quella di Foggia vista dall’alto nel 1918, e di Fiorello LA GUARDIA sull’aeroporto di Foggia Sud.

L’oggetto o la foto più particolare e curiosa della mostra?

Dei 70 modelli esposti, 50 sono i miei. Si tratta di 25 modelli di aerei, nelle scale 1:48 – 1:72 e 1:80, che riproducono sia i velivoli utilizzati dalle Forze Aeree italiane, che quelle alleate e avversarie.
Tra questi un bombardiere Caproni Ca.3 in scala 1:72 della Scuola di Foggia Sud, un idrocaccia Macchi M.5 in scala 1:80 della 254^ Squadriglia (Le zanzare) di base sull’idroscalo di San Nicola di Varano, e infine un Nieuport-Macchi Nie.11 della 301^ Squadriglia Difesa Foggia armato di razzi aria-aria “Le Prieur” in scala 1:48.
Tra gli altri di particolare interesse, lo SPAD XIII del Magg. Francesco BARACCA, in scala 1:48, o lo S.V.A. 10 della Squadriglia “La Serenissima”, utilizzato da Gabriele D’ANNUNZIO per il suo celebre volo su Vienna in scala 1:72.
15 Figurini in scala 1:32 riproducenti tutte le specialità delle Forze Armate Italiane della Grande Guerra, tra i quali spiccano un pilota italiano e un istruttore americano in servizio sull’aeroporto di Foggia Sud.
10 Modelli riproducono invece alcuni dei più celebri mezzi in dotazione al Regio Esercito Italiano nella Grande Guerra.
Realizzati nelle scale 1:32 – 1:35 – 1:43 – 1:72 e 1:87, comprendono alcuni mezzi storici come, ad esempio, il FIAT BLR 18, la LANCIA 1 ZM, la FORD Model T ed altri.
Uno di quelli che ha destato più interesse è stato il diorama che riproduce una postazione di artiglieria contraerei in dotazione alla Difesa di Foggia, in scala 1:72.
Attualmente è la collezione più grande, del suo genere, presente a Foggia, e non solo. A questa raccolta si aggiungeranno, nell’arco dei prossimi 3 anni, altri 40 modelli tra navi, aerei, mezzi e figurini, attualmente in varie fasi di realizzazione.
La collezione, la cui realizzazione è stata avviata da una decina di anni, ha riscosso molti plausi ed è stata richiesta anche da enti militari e civili di Foggia e provincia, e di un paio di regioni limitrofe, per altre mostre inerenti la Grande Guerra.
Un vero onore, oltre che un piacere, per un appassionato di modellismo statico-storico, come me.

Ora parliamo della prima guerra mondiale a Foggia. Se ne sa poco, non ci sono tantissime notizie, che ruolo ha avuto la nostra città durante quel conflitto?

Un così lungo lasso di tempo (100 anni) è davvero tanto e molta memoria, negli anni, è andata perduta.
Questo sia per la legge del tempo, unitamente al fatto che non si è provveduto a creare un centro di raccolta e documentazione di quelle vicende, che per l’incuria degli uomini.
Bisogna inoltre considerare che, per lungo tempo e soprattutto nel ventennio fascista, per ragioni di propaganda, l’attenzione si è concentrata sulle vicende accadute sul fronte del nord-est del paese.
La memoria fu quindi affidata ai monumenti, soprattutto quelli presenti nei centri cittadini e nei luoghi di culto quali, i cimiteri, e agli archivi comunali.
Il ruolo svolto dalla città di Foggia nel corso della Prima Guerra Mondiale, fu tutt’altro che marginale.
I motivi furono principalmente due: la sua Stazione Ferroviaria e i suoi aeroporti (in pratica gli stessi che spinsero, nell’estate del 1943, gli anglo-americani a bombardarla).
La Stazione Ferroviaria svolgeva un compito importante, sia a livello di traffico civile che militare, e di manutenzione e riparazione di vagoni e locomotive.
Basti inoltre pensare che, dal 1915 al 1917, nella Stazione Ferroviaria di Foggia fu la base operativa di uno dei treni armati della Regia Marina, che aveva il compito di pattugliare e di proteggere il litorale adriatico da Pescara a Bari.
Inoltre è anche opportuno ricordare l’importanza svolta dagli aeroporti di Foggia nel triennio 1915-1918.
Denominati Foggia Sud (Gino Lisa), Foggia Nord (San Nicola d’Arpi) e Foggia Ovest (solo campo di appoggio senza nome specifico), questi aeroporti ricoprirono un importanza notevole.
Oltre ai piloti italiani, su di essi venne addestrato anche il personale delle aeronautiche di Francia, Inghilterra e Stati Uniti d’America, destinati ai reparti dotati di bombardieri Caproni.
In particolare si ricorda il passaggio a Foggia di Fiorello LA GUARDIA e dei 411 Cadetti dell’Aviazione dell’Esercito degli Stati Uniti che, sui nostri aeroporti, andarono a costituire il primo nucleo dei reparti da bombardamento statunitensi.
Restando nell’ambito militare, ricordiamo anche l’11° Reggimento Cavalleggeri Foggia e la Brigata di Fanteria Foggia.
Anche l’apporto in uomini fornito dal nostro territorio alla causa bellica fu importante; basti pensare che i caduti pugliesi nella Grande Guerra furono 28.195, così distribuiti per distretto: Bari 4.572; Barletta 6.394; Foggia 5.287; Lecce 6.953; Taranto 4.989.
I decorati della nostra provincia, complessivamente 894, sono così suddivisi:
Medaglie d’Oro al Valor Militare: 1 conferita a Volpe Giulio – da Orsara di Puglia; Medaglie d’Argento al Valor Militare: 368; Medaglie di Bronzo al Valor Militare: 518; Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia: 1; Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia: 1; Ufficiale dell’ Ordine Militare di Savoia: 1; Ordine Militare di Savoia: 1; Croce di Guerra al Valor Militare: 3

Raccontaci una curiosità, una storia o un evento che in pochi sanno.

Nei nostri studi, relativi ai fatti accaduti in Capitanata nella Grande Guerra, uno degli episodi sicuramente meno noti della storia della Grande Guerra in Capitanata è l’arrivo, nel dicembre del 1917 dei profughi civili veneti e friulani.
Con l’invasione del Friuli e del Veneto, quasi 250.000 civili fuggirono oltre il Piave e altri 900.000 rimasero sottoposti ad un regime di occupazione militare; la maggior parte delle famiglie profughe era costituita da donne, vecchi e bambini.
Per fronteggiare questa emergenza il Governo italiano distribuì gli esuli inviandoli nelle diverse provincie del Regno, sia al nord che al sud, tra i quali diverse migliaia nel foggiano.
Tuttavia, nonostante le promesse e le aspettative, la realtà fu ben differente.
Sin dai primi giorni di presenza nelle località assegnate, gli esuli si trovarono di fronte a diverse difficoltà, che non erano solo legate alla lingua e alla disponibilità economica, ma riguardavano anche altri aspetti di vita.
Pregiudizio da parte della popolazione locale, difficoltà a trovare un impiego o di adattarsi a lavori spesso molto diversi da quelli ai quali erano abituati, condizioni di vita ai limiti della sopravvivenza, ad esempio nel caso dei comuni malarici, spinsero anche numerosi profughi a chiedere di essere allontanati quanto prima e trasferiti in Italia settentrionale.
Anche il clima troppo diverso ed eccessivamente caldo ed umido, giustificava, a loro dire, questa misura.
Caterina Battistutti, profuga di Chiusaforte, attribuiva al clima malsano di S. Severo la morte di due dei suoi bambini.
Giovanni Pianaro scriveva nel suo diario: “Eravamo arrivati a Foggia dopo la metà di dicembre e quell’inverno, dopo 18 anni, venne la neve. I ragazzini del posto ci canzonavano: sti profughi ci’anno portato ’a neve. Un giorno mi sono stufato e dato che erano più piccoli di me, ne ho presi alcuni a schiaffi. Si rivoltarono subito contro mostrandomi un coltello ciascuno. Dovetti darmela a gambe e riparare in chiesa, per fortuna i carabinieri non li fecero entrare”.
Un’altra profuga, Anna Centis, inviata a Cerignola scriveva: Fuggita dal mio caro paesello, durante l’invasione nemica, senza aver potuto portare con me neppure il necessario per cambiarmi, fui menata qui, in questa città delle Puglie, ove, sino a questo momento, non ho potuto avere indumenti di sorta e vado ora deperendo sensibilmente in salute per il clima troppo caldo e non salutare, specie per noi altri, nati e cresciuti tra le alpi nevose e abituati a respirare aure più pure. Qui non si può avere neppure l’acqua per lavarsi e devo pagarla a caro prezzo, diffalcando la spesa dall’esigua paga di lire due al giorno. Con l’enorme crescente rincaro dei viveri devo pensare a tutto con sole due lire; né posso andare in cerca di decorosa occupazione, vergognandomi di uscire dal mio ricovero così malandata e indecentemente vestita. Io che, come ogni persona bene educata, non voglio scompagnarmi dalla decenza, come posso a questa pensare, se le due lire non bastano a sbarcare il lunario giornaliero del solo vitto? E come fare, se qualche giorno non ho che il solo pane per sostenermi?”.
Per gli esuli, la permanenza nelle altre città, o provincie, non fu affatto facile, Per loro non si trattò di vivere, ma letteralmente di convivere, poiché gli edifici pubblici requisiti allo scopo di alloggiare gli sfollati – scuole e monasteri, alberghi e magazzini, colonie estive e stabilimenti dismessi – non bastarono per ricoverarne neppure la metà.
Gli altri dovettero sistemarsi in affitto, a prezzi spesso proibitivi per le famiglie meno che agiate.
Sicché la Caporetto delle donne, dei vecchi e dei bambini i non fu uguale per tutti: in termini finanziari come in termini morali, pesò diversamente secondo che venissero dalle città o dalle campagne, da ambienti borghesi o da ambienti contadini.
La propaganda del governo Orlando trattava i rifugiati come gli eroi di un’ Italia unita e indivisibile, che andavano tanto meglio accolti e accuditi in quanto avevano preferito l’ «esilio» al «servaggio». Ma la realtà era più prosaica: non sempre l’ accoglienza riservata agli esuli corrispose agli slogan dei ministri e dei giornalisti. Giornalmente gli esuli dovevano accontentarsi di arrabattarsi fra la burocrazia, la politica, la polizia. Riempivano i formulari per le domande di sussidio. Supplicavano l’ aiuto di questo o quel deputato veneto o friulano. Rassicuravano la Pubblica sicurezza sull’onestà delle loro intenzioni di lavoratori e di cittadini. Il tutto, mentre cercavano di vincere l’ inquietudine per i familiari rimasti a casa.
In mezzo a tanto dolore non furono pochi coloro che approfittarono dello stato di debolezza delle donne profughe, costrette a cercare lavoro e ad accettarlo in qualsiasi condizione.
Si registrarono casi di ricatti, pagamenti al ribasso e diversi soprusi, sia a sfondo economico che a quello sessuale.
Specialmente colpite, in questo caso, erano le ragazze più giovani: lavori come le cameriere per i ricchi possessori di terre del sud erano offerti alle ragazze più avvenenti che, ovviamente, innescavano le peggiori dicerie in ambienti storicamente molto conservatori.
Le profughe erano viste quindi come prostitute, donne pigre, disinteressate alla vita dei propri figli.
Alcune di loro, per poter sopravvivere, furono effettivamente costrette a prostituirsi. Fortunatamente in Capitanata non mancarono i casi di solidarietà, e vi furono posti nei quali gli esuli furono accettati e riuscirono a integrarsi, scegliendo di rimanervi anche dopo la fine della guerra.

Come per la seconda guerra mondiale, anche durante la prima ci furono incursioni ?

Fortunatamente, nel corso della Grande Guerra, Foggia non fu vittima di bombardamenti.
Ben differente fu la situazione in provincia dove, alcuni centri abitati, furono vittime delle indesiderate attenzioni delle unità navali e degli aerei Austro-ungarici.
Basti pensare, ad esempio, a Manfredonia, Viste, Torre Mileto e le Isole Tremiti, colpite, la mattina del 24 maggio 1915, da un cannoneggiamento navale da parte della flotta Austro-ungarica.
Anche se, in seguito, grazie alla presenza degli idrovolanti di base a San Nicola di Varano, dei treni armati della Regia Marina, dei MAS, e dei velivoli di base sugli aeroporti di Foggia, la pressione del nemico diminuì notevolmente, non mancarono le incursioni degli idrovolanti della marina Austro-ungarica, su Mattinata, Vieste e le Isole Tremiti, che causarono vittime e feriti sia tra la popolazione civile, e sia tra il personale della Regia Marina ivi stanziato.

Un tuo punto di vista su quello che fu la prima guerra mondiale in Capitanata.

Abituati come siamo, a parlare dei bombardamenti subiti dal capoluogo dauno nell’estate del 1943, la Grande Guerra ci sembra un evento distante, quasi sconosciuto e di non facile interpretazione.
Eppure gli studi ci stanno dimostrando che non è così.
La Grande Guerra in Capitanata è stato un conflitto vissuto e sentito; vissuto, perché il nostro territorio è stato uno dei protagonisti della guerra (per i motivi già citati); sentito, perché fu un conflitto che vide la partecipazione della popolazione locale che, con 5.287, caduti in combattimento, pagò un prezzo altissimo al conflitto.
Se teniamo presente i numeri della popolazione residente in Capitanata in quegli anni, non ci fu una famiglia che non ebbe un caduto, un mutilato o un disperso.
Gli studi che si stanno portando avanti sull’argomento, rivelano ogni giorno delle nuove scoperte, che riportano alla luce episodi ormai dimenticati e caduti nell’oblio.
Fino al 2018, anno che segnerà, a livello europeo, la fine delle rievocazioni inerenti la Grande Guerra, il Gruppo Modellistico Ricerche Storiche Foggia, realizzerà diverse edizioni della mostra LA GRANDE GUERRA IN CAPITANATA.
In ogni edizione verranno presentate e illustrate tutte le nuove scoperte effettuate che, unitamente a quelle già esposte, serviranno a tracciare un importante percorso storiografico di quella che fu, sul nostro e per il nostro territorio, l’ultima delle guerre del risorgimento.

 


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