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19/11/2019
di Umberto Mastromartino
Foggia e la sua provincia ancora ultime in graduatoria per qualità della vita, anche per Italia Oggi.
Dopo le impietose classifiche pubblicate recentemente dal Sole24Ore e quelle elaborate dall’autorevole studio Cottarelli dell’Università Cattolica di Milano, che hanno collocato Foggia e la sua provincia agli ultimi posti per qualità della vita e per i servizi resi ai cittadini,ieri anche il quotidiano economico Italia Oggi ha reso nota la sua classifica sulla qualità della vita, che vede la Capitanata precipitata al quartultimo posto della graduatoria. È vero che esistono divari territoriali, che condannano quasi tutto il Sud rispetto al Nord, ma anche nell’ambito ristretto del Sud Italia, Foggia e provincia si mostrano irreversibilmente tra le ultime del Paese, in materia di prospettive di lavoro, di sicurezza, di tempo libero, di tenore di vita.
Come ha indicato di recente il Rapporto Svimez, esistono in tutto il Mezzogiorno precondizioni importanti per una crescita basata sul cosiddetto green new deal, che include il segmento agricolo ed alimentare fino alle imprese biotech; ma la Provincia di Foggia ancora una volta, per apatia e disimpegno, rischia di perdere queste occasioni.
Tanti cittadini, in queste ore, sulla mia pagina social ed in privato, hanno confidato di sentirsi sicuri solo nel chiuso delle loro relazioni amicali o nella confort zone dell’associazionismo, vera eccellenza della nostra città. Rifuggono la vita pubblica e l’impegno politico, perché intimoriti dalla violenza e dalla sopraffazione che si respira ogni giorno; basta ricordare gli ultimi episodi, dalla bomba che ha scheggiato la vetrata della Cattedrale all’aggressione subita dal consigliere Di Fonso.
Ed in questo contesto di emergenze, per ritornare nell’ambito del capoluogo che dovrebbe ambire al ruolo di capofila per la promozione dello sviluppo del territorio, l’amministrazione Landellatarda ancora a presentare in aula e alla città le sue linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da sviluppare. La nostra città non può essere condannata a morire anche per l’inerzia della politica.
Pippo Cavaliere