In giro per la Cittą
05/07/2015
di Umberto Mastromartino
FOGGIA: RICORDI DEL SUO GLORIOSO PASSATO.
L'ANTICA "STRADA DEGLI ORAFI"
(A cura di salvatore Aiezza)
Forse non tutti sanno che anche Foggia, come le più blasonate e importanti città italiane, ha avuto, in passato, a cavallo degli anni trenta e fine quaranta, la sua “Via degli Orafi”: Detta così per l’alta concentrazione di attività di oreficerie; la maggior parte delle qualidedite a commercio, essendo le botteghe artigiane dislocate altrove. Tale via si identificava con Via Arpi ed era conosciuta anche come “Strada mercantie”. Da un interessante articolo comparso nell’aprile del 52 su una pubblicazione locale, a firma di A. Oreste Bucci , apprendiamo come a Foggia, nonostante il numero di abitanti, non fosse alto, vi era, all'epoca in esame, un “larghissimo uso di monili ed ornamenti d’oro”. La vita sociale, di relazione e mondana, in quegli anni, era infatti in piena espansione, per cui nelle passeggiate, a tetro, nelle serate di gala, si indossavano gioielli e monili preziosi. In più, ci dice ll Bucci, “anche nelle case vi erano ornamenti d’oro”. Numerose erano le famiglie di concittadini impegnati in queste attività. Alcuni cognomi sono ancora oggi conosciuti da tutti i foggiani per la loro arte e perizia nel commercio di questo nobile materiale. E davvero tanti erano i negozi che senza alcun problema di concorrenza o inimicizia, insistevano sulla “Via degli Orafi”. E nessuno aveva di che lamentarsi, segno della floridità del commercio all’epoca. Tra i vari titolari di negozi e botteghe, Il Bucci, nell’articolo citato, ricorda, in particolare: La famiglia Ritucci, la più numerosa e attiva ( dal papà Salvatore ai suoi quattro figli); ciascuno aveva il suo negozio . Subito dopo, per numero di negozi posseduti, vi erano i componenti della famiglia Anglisani. Negozi di preziosi avevano anche i Caposeno, Vitale, Luigi Sbano, “Don” Antonio Antonini e Saverio Mucelli. Non manca qualche piccolo aneddoto: è il caso, per es, di una piccola ma accorsata gioielleria che si trovava in Piazza Federico II, dove prima degli anni 40 era il “Caffe’ Rossetti”. Era di proprietà del “Gobbetto” Palladino il quale ebbe però vita breve e alla sua morte l’attività fu rilevata da tale Luigi Santolino, i quale anche ebbe vita breve e morì di li’ a poco. Un passaggio molto interessante dell’articolo, specie se paragonato all’abbandono odierno di Via Arpi, è quello che ci racconta delle tante iniziative che gli stessi abitanti e commercianti della “Strada degli Orefici” prendevano in primavera e estate , quando aumentava il passeggio anche per via delle festività ferragostiane e le fiere del bestiame. I negozi venivano abbelliti con la mercanzia più preziosa e larghi riflettori a gas le illuminavano; l’arrivo elle prime lampade a neon, a quei tempi, dava una luce bianca e dolce che contribuiva a rendere la strada ancora più bella. Tutto questo durò più o meno sino alla fine degli anni 40 . Il successivo sviluppo dell’urbanistica cittadina verso Corso Vittorio Emanuele, la zona intorno alla stazione, Piazza Cavour, presto coinvolse anche l’antica “Strada degli Orefici” Molti iniziarono a spostare le proprie attività verso Corso V. Emanuele, allestendo nuovi e moderni negozi. Come il Cav. Caposeno. Altri, i Ritucci, si spostarono prima in Via Duomo e poi in Corso Garibaldi. Qualche accenno di protesta, per la verità solo da parte di pochi, vi fu allorchè iniziarono ad apririsi , specie sul corso principale : Corso V. Emanuele, nuove attività, anche da parte di forestieri. Molto opportunamente, però, dalla stessa categoria venne il monito , a quanti non erano d'accordo, a ricordare come proprio Foggia fosse per antonomasia , "la città dei forestieri", ai quali da sempre erano state aperte loro le braccia , accolti e stabiliti raapporti di convivenza e parentela. Oggi le "vie degli orafi", tranne che in qualche lussuosa e importante strada delle metropoli italiane, sono state soppiantate, se così vogliamo dire, dalle "Vie dei Compro Oro..". Segno dei tempi e della crisi. Anche Foggia non è stata da meno. Ma è importante che le nostre nuove generazioni, sappiano che non è stato sempre così; conoscano e siano coscienti che vivono in una città che, seppur gravemente ferita, in questi ultimi decenni, è ancora in grado di riprendersi e tornare ad essere grande, come la storia ci insegna. Che anche la loro Città ha avuto un passato di splendore e floridità che ne faceva una delle città più fervide e vive del centro sud.