Nato nel 1935 a Roma da genitori bergamaschi è cresciuto negli anni più bui della storia della Capitale, segnata dalle ferite della guerra e dell’occupazione, forgiando il suo carattere unendo le tradizioni lombarde di sangue all’esperienza di vita che solo la Roma di quegli anni sapeva dare. Nell’Italia della rinascita e della ricostruzione arriva il suo primo contatto con la bicicletta: era il 1946 e Gustavo Gugliemeti vinceva la prima edizione del Gran Premio Liberazione. Romano era lì, ad osservare con occhi estasiati quella poesia a pedali di quello che sarebbe diventato “Il Mondiale di Primavera”. Negli anni d’oro del ciclismo, Romano si innamorò della bicicletta e si tesserò per l’allora Unione Velocipedistica Italiana. Più grandicello passò dilettante con la divisa biancoceleste nella storica SS Lazio sotto la direzione di Gastone Capacci e presieduta da Romano Pontisso con la quale si fece notare su tutto il territorio nazionale e conquistò la maglia di campione regionale Lazio. Non male per un tifoso della Lazio calcistica! Da dilettante è stato anche alla Faema Preneste, nella quale mosse anche i suoi primi passi da DS, per continuare alla Cosmo di Ceprano. « Quel ruolo mise in luce il suo essere un uomo semplice, disponibile, aperto, mentalmente acuto, tanto da capire subito con chi aveva a che fare senza adeguare mai la sua natura agli altri, mantenendo sempre la sua esuberante vitalità, il suo modo di essere – ricordano i suoi figli – capace di prendere decisioni immediate nella giusta direzione, di motivare i ragazzi e soprattutto di capire con uno sguardo il cavallo di razza su cui puntare. Per tanti atleti da lui seguiti in ammiraglia è stato letteralmente come un padre». Poi arrivò il ciclocross, specialmente quando emerse la predilezione per la disciplina da parte di suo figlio Fausto, con il quale la tradizione ciclistica degli Scotti è continuata sia sul campo che fuori gara. Per tutti gli oltre 20 anni di carriera di Fausto, papà Romano gli era accanto, così come quando fu nominato CT della Nazionale, rivedendo nel figlio una vita di esperienze e di consigli trasmessi con paterna spontaneità. Romano non è più fisicamente con noi da 12 anni, ma il suo spirito aleggia in tutti coloro che praticano il ciclismo con genuina passione. Basta citarne il nome per far comparire il sorriso sulla bocca di tanti, indifferentemente del sud o del nord Italia, uniti nel ricordo di una persona eclettica, originale e dal grande cuore, caratteristiche tramandate nel suo nome dalla sua famiglia, che nel frattempo si è allargata ben oltre i legami di sangue. È per questo che il Giro d’Italia è dedicato a lui. Ecco chi è stato Romano Scotti. A Pontedera, per il suo 11° Memorial, un motivo in più per dare il massimo.
ARRIVEDERCI CAPANNELLE – Negli ultimi anni l’Ippodromo delle Capannelle di Roma era diventato un appuntamento fisso per il Giro d’Italia Ciclocross, emergendo come la location che più volte ha ospitato una tappa del GIC. Per questa edizione la carovana si allontana da Roma ma l’impianto gestito dalla Hippo Group resta nel cuore della famiglia Scotti e di tutti i sostenitori del Giro d’Italia Ciclocross e l’assenza di questo 2020 sarà solo un arrivederci, come spiega il vice presidente dell’ASD Romano Scotti Sergio Scotti: « Nel meraviglioso ippodromo delle Capannelle si sono svolti i momenti più belli delle nostre attività dedicate a mio papà Romano, dai campionati italiani ai Giro d’Italia Ciclocross passando per le Coppe del Mondo. Siamo intimamente legati a quel luogo, con l’anima ancor prima che con il fisico. La stima e l’amicizia con il direttore ing. Elio Pautasso e tutti i lavoratori dell’impianto e dell’indotto sono più saldi che mai e presto saremo di ritorno a Roma con altri grandissimi eventi, con il supporto del comune della Capitale». Nel 2020 il Memorial Romano Scotti si sposta dunque qualche chilometro a nord, ma resta fedele al suo spirito: « Questo gemellaggio con Pontedera e la UC Santa Croce Sull’Arno ci rende orgogliosi – ricorda infatti Sergio Scotti - poiché Papà amava la Toscana».
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