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16/04/2020

Movimento 5 Stelle
Intervento in aula della senatrice Gisella Naturale

di Umberto Mastromartino

Intervento in Aula della senatrice Gisella Naturale
Agricoltura: « Indispensabile mettere in atto azioni decise e concrete,
che puntino alla trasparenza dei contratti e pratiche leali di mercato»

Intervento questa mattina, giovedì 16 aprile, durante la informativa
della Ministra della Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa
Bellanova sulle iniziative di competenza del Ministero per fronteggiare
l’emergenza epidemiologica del Covid-19 della senatrice del Movimento 5
stelle Gisella Naturale. Sono numerosi i punti che sono stati toccati
nell’intervento: lotta al caporalato e al lavoro nero, carenza dei
lavoratori stagionali, l’esigenza di una reintegrazione socio-lavorativa
di tutti coloro lavorano nei campi. Nell’intervento non sono mancati i
riferimenti ai “ghetti” dove alloggiano extracomunitari, in modo
particolari a quelli presenti nella Capitanata. Inoltre la senatrice si
è soffermata sull’importanza di sviluppare, incentivare e credere
nell’agricoltura a chilometro zero e una filiera attenta ai prezzi di
produzione e il potere decisionale dei consumatori sui mercati


«Oggi le campagne rischiano seriamente di non avere cure sufficienti
proprio in primavera, proprio in periodo di raccolto – ha detto in aula
la senatrice del Movimento 5 stelle, Gisella Naturale. L’agricoltura in
Italia vale 32 miliardi di euro, il 2,2% del Pil e il 5% del totale
degli occupati. Al posto di giornate gradevoli da dedicare al lavoro
agricolo, al posto dei lavoratori agricoli stagionali è arrivato il
Coronavirus. E così la frutta rischia di restare appesa agli alberi, gli
ortaggi e i cereali nel terreno. Cibo che serve per sfamare milioni di
uomini e animali. Miliardi che rischiano di svanire in un virus,
gettando in miseria un milione di famiglie. I nostri agricoltori
continuano con passione il loro onorevole lavoro a cui da sempre diamo
merito per i preziosi frutti. Ma a rendere insostenibile la situazione è
la carenza dei lavoratori stagionali perlopiù immigrati, gli unici fino
a ieri maggiormente disposti a lavorare nei campi. Quindi o si attende
che vengano riaperte le frontiere oppure bisogna trovare una soluzione
alternativa, magari guardando ai quasi 600.000 immigrati irregolari. Un
esercito potenzialmente in pasto alla criminalità organizzata. In questo
momento in Italia ci sono 90.000 persone che dormono in città fantasma
di braccianti, dove vige la legge della mafia. In quei luoghi non
vengono rispettate le condizioni sanitarie e igieniche, nessuna misura
di distanziamento. Alcuni esempi sono proprio nella mia provincia, ben
otto in terra di Capitanata: tra i più grandi la baraccopoli che sorge
vicino all’ex Cara di Borgo Mezzanone e il Gran Ghetto che si trova
nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico. Tutti posti
insalubri. Urge trovare degli alloggi a queste persone, per evitare gli
assembramenti magari allestendo casali in disuso o nuove foresterie come
quella attivata presso l’Azienda agricola della regione Puglia in
località Fortore, struttura che prevede moduli abitativi climatizzati
con servizi igienico-sanitari e servizio mensa. Il 50% dei braccianti
agricoli in Italia lavora in nero, troppo spesso tramite la rete del
caporalato. Essenziale è mettere in atto una banca dati delle aziende
agricole che assumono e dei lavoratori disponibili per rispondere
all’attuale mancanza di manodopera Quello del lavoro irregolare e del
caporalato agricolo è un business che vale 5 miliardi di euro. Quello
delle agromafie è un giro d’affari illegale secondo solo a quello della
droga. Il 47% dei braccianti sono extracomunitari- ha affermato la
senatrice Naturale. Poi ci sono gli invisibili. Altre centomila
persone. Inutile dire che si tratta di lavoratori sottoposti a grave
sfruttamento: nessuna tutela e nessun diritto garantito. Il fenomeno
del caporalato si risolve innanzitutto con la prevenzione oltre che con
vigilanza e contrasto. Il piano di contrasto al caporalato, in capo al
ministero del lavoro, è sicuramente uno degli strumenti più forti messi
in campo negli ultimi anni per contrastare quella che è una vera e
propria piaga sociale. È necessaria una reintegrazione socio-lavorativa
di tutti coloro lavorano nei campi, al di là della nazione di
provenienza. La nostra mission, deve essere quella di vedere tutti i
braccianti sotto il cappello protettivo dei contratti collettivi
agricoli. I prezzi per i produttori saliranno di poco? Oltre a essere
cosa giusta, è uno scotto necessario da pagare per poterci definire
Paese civile. I produttori non stanno raccogliendo i loro prodotti non
solo perché manca la manodopera ma anche perché i prezzi sono troppo
bassi. Indispensabile mettere in atto azioni decise e concrete, che
puntino alla trasparenza dei contratti e pratiche leali di mercato. In
commissione è in discussione un disegno di legge proprio con queste
finalità che spero presto veda la sua applicazione. Il dominio della
grande distribuzione ha imposto ai produttori agricoli prezzi sottocosto
che obbliga allo sforzo di produrre con i costi più bassi, tutto a danno
di salari e tutele. È indispensabile mettere in atto azioni decise e
concrete, che puntino alla trasparenza dei contratti e pratiche leali di
mercato. In commissione è in discussione un disegno di legge proprio con
queste finalità che spero veda presto la sua applicazione. Questa
ripartenza offre l’occasione di rimettere in discussione l’intero
sistema. Per farlo bisogna rendersi conto che esistono quattro attori
nella filiera agricola: produttori, lavoratori, distributori e
consumatori. E che questi ultimi hanno forse il peso specifico maggiore,
è apparso chiaro a tutti con la battaglia, vinta, sull’olio di palma. I
consumatori, più di chiunque altro, possono imporre le loro regole
perfino alla potentissima grande distribuzione alimentare. Una filiera
agroalimentare sostenibile potrà esserci solo se si sensibilizzano i
consumatori, magari attraverso un bollino etico da applicare a tutti i
prodotti. Un bollino che segnali la tracciabilità della filiera, che
tenga conto del rispetto dell’ambiente e del rispetto dei lavoratori.
Perché i consumatori devono diventare consumatori consapevoli. E i
produttori devono essere pagati con il prezzo giusto e così i
lavoratori. Bisogna ridare dignità alle aziende agricole. E il prezzo
dei prodotti va indicato dai produttori, non dalla grande distribuzione.
Il prezzo deve tenere conto del costo del lavoro. L’emergenza Covid ci
sta dando un altro grande insegnamento: le filiere produttive troppo
lunghe rendono l’economia instabile, la sopravvivenza di una società a
rischio. Lo stiamo sperimentando in queste settimane. Troppi prodotti
dipendono da ciò che accade negli altri Paesi, dipendono dall’efficienza
delle grandi rotte commerciali e dall’apertura massima delle frontiere.
Se l’Italia fosse stata meno dipendente dal resto del mondo il
contraccolpo generato dalla pandemia sarebbe stato inferiore. Oggi ci
stiamo rendendo conto, toccando con mano, quanto sia importante
sviluppare, incentivare e credere nell’agricoltura a chilometro zero. I
fari sono puntati non solo sul nostro settore, l’agricoltura, ma anche e
soprattutto sul nostro Made in Italy, il nostro dna, la nostra passione,
il nostro lavoro. Albert Einstein diceva che le grandi emergenze offrono
grandi opportunità». Ha così concluso il suo intervento la senatrice
Gisella Naturale.


Altre info e contatti : www.gisellanaturale.it
Contatti: 338/5369263

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