Politica
21/01/2021
di Umberto Mastromartino
Invece di prodursi in acrobazie sempre più disperate e sempre meno credibili, Leonardo Iaccarino dovrebbe fare il suo dovere e porre fine a questa situazione ormai insostenibile che tanto discredito sta gettando sulle istituzioni e sulla Città di Foggia, dimettendosi dalla carica di presidente del Consiglio Comunale.
Anche l’ultima trovata, quella di inviare ai consiglieri comunali un parere legale, che potrebbe eventualmente costituire un utile contributo in un procedimento innanzi agli organi di giurisdizione amministrativa, rafforza la sensazione che Iaccarino, dalla notte di San Silvestro in poi, non abbia capito nulla non solo dell’accaduto, ma della sua stessa funzione e del ruolo che ricopre.
Il presidente del Consiglio Comunale di Foggia è massima espressione e sintesi dell’assise consiliare: il fatto che non possa essere sfiduciato disinvoltamente o pretestuosamente non significa che ricopra quel ruolo per avere vinto un concorso e che quindi sia inamovibile.
Paradossalmente, le ragioni perché lasci l’incarico si sono moltiplicate dopo il pubblico ludibrio a cui il suo comportamento nella notte di San Silvestro ha esposto la Città. Questo bailamme poco decoroso di dimissioni date e ritirate, di pubblici quanto insinceri pentimenti, di requisitorie contro il primo cittadino seguite da riaffermazioni di lealtà sbalorditive e poco credibili, il solenne annuncio di non voler fare pressioni sul Consiglio Comunalea cui invece ha fatto seguitol’invio di una nota a firma di un legale, disegnano un quadro di grande confusione e di totale inaffidabilità.
Siamo in presenza di una sfida sgangherata quanto arrogante rivolta alle istituzioni democratiche della Città, ma più ancora all’opinione pubblica e ai cittadini. Una sfida che le forze di opposizione respingono con serenità e fermezza, senza cedere a provocazioni sebbene abbiano superato ognilimite consentito. A questo punto sarà il Consiglio Comunale a chiudere questo deprorevole teatrino. La democrazia non si farà imbottigliare.
Pippo Cavaliere