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05/06/2021

Comunicato Stampa di Pippo Cavaliere
Lettera aperta ai Cittadini

di Umberto Mastromartino

LETTERA APERTA AI CITTADINI

 

In un contesto di smarrimento e bancarotta morale, i cittadini hanno bisogno di verità.

 

Quando si riveste un ruolo pubblico, si ha il dovere morale di spiegare le proprie ragioni e rendere conto di ciò che si è fatto ed anche di ciò che non si è fatto.

 

Come uomo, avrei preferito evitare di rispondere ai recenti attacchi – francamente privi di consistenza - rivolti alla mia persona. Ma come politico, non posso sottrarmi.

 

Come ormai noto, l’ex presidente del consiglio comunale mi parlò apertamente di una tangente da lui percepita e della quale avrebbero beneficiato non meglio precisati consiglieri comunali.La “confidenza”, pur nella sua genericità, mi lasciò sbigottito per l’impudenza,non per un modus operandi che sospettavo.

 

Pensai subito di denunciare, naturalmente nelle sedi competenti, quanto appreso quel giorno, ma fui dissuaso da esperti legali in quanto, anche a voler dare per scontata la veridicità dei fatti, difficilmente lo Iaccarino avrebbe confermato dinanzi a terzi ciò che ebbe a raccontarmi, non fosse altro che perché si trattava di ammettere di aver commesso gravi reati.

 

Ciò avrebbe potuto espormi, nella migliore delle ipotesi, ad una denuncia per calunnia, reato che prevede pene pesantissime.

 

Ascoltato recentemente nelle sedi competenti, non ho avuto alcuna remora a raccontarequanto ebbi ad apprendere.

 

Dopo quella “confidenza” compresi, però, che la situazione era giunta al punto di non ritorno, e che si dovevano moltiplicare gli sforzi per pervenire allo scioglimento del consiglio comunale.Esito che si poteva ottenere solo convincendo alcuni consiglieri di maggioranza a unirsi alle dimissioni.

 

E non è stato certo un caso che le dimissioni del sindaco siano pervenute poche ore prima del terzo tentativo di recarsi dal notaio per la raccolta delle firme, a dimostrazione dell'efficacia dell'azione portata avanti dall’intera opposizione.

 

Non avrei avuto alcuna ragione né remora a denunciare un reato. D’altronde, la mia storia di impegno per la collettività e di denunce del malaffare, di ogni genere e sorta, non nasce oggi ma viene da lontano, dentro e fuori il consiglio comunale.

 

Come nel giugno del 2019, nella lettera aperta ai cittadini di commento alle elezioni, quando denunciai la compravendita dei voti e soprattutto la presenza di “presìdi” organizzati da oltrepassare per raggiungere alcuni seggi elettorali, presìdi animati da personaggi ambigui ed inquietanti. Di quelle circostanze in tanti ne erano e ne sono a conoscenza, ma nessuno, ivi compresi i “poveri untorelli” di oggi, ha ritenuto di farne parola. Io l’ho detto e l’ho scritto.

 

Non mi sono mai tirato indietro, neanche quando subii una violenta quanto vile aggressione, per una denuncia di usura, che mi costrinse lunghi giorni in ospedale.

 

E nemmeno quando mi venivano recapitate minacce di morte sull'uscio di casa.

 

Chi oggi inquina i pozzi, deformando i fatti e piegandoli a logiche personali, non fa bene alla comunità in un momento così delicato!

 

E dov’era quando, da consigliere comunale ho denunciato la presenza dei più noti esponenti della criminalità negli alloggi popolari, presenza confermata nell’operazione giudiziaria "decima azione bis"? O quando chiesi pubblicamente come si può combattere la quarta mafia se poi i criminali li ospitiamo a casa nostra?

 

Mi chiedo ancora dov’era quando scrivevo degli intrecci perversi ed inquietanti tra alcuni consiglieri comunali ed esponenti della criminalità, avvenuti all’ombra della meritoria e lodevole azione portata avanti dalla “squadra stato”?

 

Chi avvelena oggi i pozzi sa (o dovrebbe sapere) che, a conclusione di queste gravi denunce sono stato convocato persino dalla Commissione Nazionale Antimafia per un’audizione, secretata, che si è tenuta il giorno 10 marzo 2021.

 

E sa (o dovrebbe sapere) che, per ben ventidue volte mi sono costituito parte civile nei processi per usura, personalmente presenziando nelle aule di giustizia, incurante degli sguardi torvi e minacciosi degli imputati, per testimoniare la vicinanza della Città a chi era stato vittima di soprusi ed ingiustizie. Nell’ultima occasione abbiamo rincorso gli usurai fino in Cassazione, spuntandola anche lì.

 

Viene da chiedersi piuttosto quale sia la finalità degliattacchi rivolti alla mia persona e da dove provengano. Infangare altri, accreditare l’idea – contraria ai fatti, all’evidenza e alla logica - che siano “tutti uguali” è il modo per attenuare le gravissime responsabilità di chi ha ridotto l'assise comunale ad un “mercato”. È bene che costoro sappiano che non funzionerà. Atti, condotte, ruoli e distinzioni sono chiarissimi: non erano, non eravamo, non siamo affatto “tutti uguali”.

 

Questa, nella sua banale semplicità, è la verità dei fatti, con la quale ogni giudizio retrospettivo è destinato a confrontarsi. Ma non posso accettare, come politico e come uomo, la deformante operazione di equiparazione di fatti e persone la cui storia è stata ben diversa.

 

Non accetto che oggi si faccia passare, recitato come un mantra, l’idea del “così fan tutti”, perché sostenere questo significa offendere l’intelligenza e la logica minimale.

 

Ed i cittadini, in questo momento di smarrimento e di bancarotta morale, hanno bisogno di verità.

 

Questo vale non solo per chi ritiene di trovare attenuanti nella logica del “tutti uguali”, ma anche per chi pensa di poter lucrare posizioni e vantaggi da questa drammatica vicenda. Il serpentecambia pelle, ma resta sempre serpente.

 

Pippo Cavaliere


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